I viaggi spirituali di De André (e Andy Capp)
Il titolo è Laudate hominem, sottotitolo: Il Vangelo secondo De André. Allora, subito, si vada al testo di quella canzone che, 1970, impreziosiva vieppiù un album dirompente quale fu La Buona Novella. Cantava così Fabrizio De André: “Non voglio pensarti figlio di Dio ma figlio dell'uomo, fratello anche mio”. Ecco, attorno alla dimensione spirituale dell’anarchico cantautore Paolo Ghezzi ha costruito un saggio ricco e completo, di quelli che nascono solo in virtù di un amore totale qual è quello del giornalista trentino verso quella voce che, a 25 anni dalla morte, risuona più alta e più forte che mai. Doverosa segnalazione: il saggio da pochi giorni nelle librerie (Àncora editrice, 254 pagine, 20 euro) non è una novità assoluta. La prima edizione è del 2003, la seconda, ampliata, è di tre anni dopo. Questa, la terza, è riveduta e ampliata. V’è infatti una sezione finale che asseconda l’indole compilatoria dell’autore. Ricordiamolo: Paolo Ghezzi (1957) è autore di più titoli sulla Rosa Bianca antinazista, giornalista di lungo corso, a lungo direttore de l’Adige dopo gli esordi a Vita Trentina e la militanza nell’Alto Adige edizione trentina, poi soppressa. Ora scrive su più fronti ed uno di questi è il T quotidiano. Nella sua biografia molto altro, compresa l’avventura politica. È stato il padre (breve) di Futura, che, guardacaso, deve il suo nome ad una canzone di Lucio Dalla. La musica abita la sua vita: avrà mai pensato di chiamare il partito citando il suo amato De André? Ve lo immaginate andare alle elezioni con una lista chiamata Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti?
Basta così. Si torni al libro. Dice Paolo Ghezzi: “Dal Pescatore ad Anime salve lo straordinario canzoniere di Fabrizio De André, il sommo dei nostri cantautori, può essere letto come un’antologia poetica ma anche come un irripetibile itinerario esistenziale e spirituale nell’umana avventura. La galleria dei suoi personaggi, dal soldato Piero a Dolcenera, non invecchia perché coglie nel profondo il mistero della vita e della morte nelle storie piccole dei suoi anti-eroi: perdenti dal punto di vista sociale, ma splendenti nelle sue canzoni, perché «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior». Così, non è solo nella meravigliosa "Buona Novella" (che spiazza il racconto evangelico innamorandosi di Maria di Nazaret), ma in tutta la sua quarantennale produzione artistica che De André ha scritto, storia dopo storia, il suo personalissimo Vangelo”.
Allora, ecco il vocabolario a 18 voci, dispiegate a raccontare l’universo - mondo del cantautore: amore, anarchia, comandamenti, Dio, donne, Gesù, giustizia, guerra, Maria (e Giuseppe), misericordia, morte, preghiera, prostitute, solitudine, suicidi, terra (e mare), ultimi, zingari.
Prima, “una specie di prefazione”, ovvero il testo dell’intervento tenuto da Don Andrea Gallo nel 2004 nel veneziano durante una presentazione della prima edizione di questo libro. Vi si legge: “Caro Ghezzi, ti contraddico: questo libro non è solo una “piccola esplorazione giornalistica”. È un piccolo trattato teologico. Forse neppure tu sai che ottimo lavoro tu abbia realizzato, almeno per me, come laico e come prete. Tu hai evidenziato il punto di Dio in De André… in questa realtà complessa e triste, ubriachi di tecnologia e consumismo, sarà la poesia a salvarci, nel senso che ha detto Dostoevskij. Inoltre, dal canto, come leggiamo in Vico e Ungaretti, ricomincerà forse la storia”.
In coda un piccolo glossario del FDA-pensiero fatto di dichiarazioni testuali tratte da interviste, libri e registrazioni: si va dall’amicizia (“credo molto nell’amicizia e nell’amore, ma in niente altro”, 1967) e agli zingari (“spesso si odiano le cose soltanto perché non le si conoscono”, 1997). Ancora: una biografia essenziale che va dal 18 febbraio 1940, giorno della nascita a Genova - Pegli, via De Nicolay 12 all’11 gennaio 1999, quando muore alle 2:30 del mattino all’Istituto dei Tumori di Milano. C’è ovviamente la discografia, dal 45 giri Nuvole barocche del 1961 a De André in concerto del 1999, live dell’ultimo tour. Ci sono gli autori ispiratori e/o tradotti da De André e sono dodici, da Cecco Angiolieri a Francois Villon. C’è una bibliografia selezionata, ricca di 33 titoli. C’è l’elenco, curioso, di paesi, terre, città e località citate nelle sue canzoni e sono 49, dall’Amazzonia a Zanzibar passando per Trento (“Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia”, la canzone è Andrea).
Non è solo un testo spirituale, a suo modo teologico, né solo una ottima ricognizione testualspettacolare, quella di Paolo Ghezzi. È anche un saggio politico, perché la politica, se non la fai, la subisci.
Infine, piace collocare questo titolo accanto a Il Vangelo secondo Andy Capp. Già: questo divertente personaggio dei fumetti, simpatico fatalista, con la coppola ammosciata e a cui non ne va bene una, è l’incredibile eroe di un libro sulla grazia divina. Pubblicato in Italia nel 1976 dall’Editoriale Corno, fu scritto da D.P. McGeachy III, cartoonist, soggettista, conferenziere e cantante folk. Soprattutto un pastore presbiteriano che affermava di aver scoperto la dimensione spirituale segreta della lotta di Andy Capp, tra le sue partite a calcio, le bevute al pub, l’amore e l’intolleranza nei confronti della moglie Flo. Nell’edizione italiana la prefazione fu affidata al grande Gianni Brera.
Qualcosa ci dice che Fabrizio De Andrè, grande tifoso del Genoa, avesse letto quel libro, oggi dimenticato.