Certo, almeno un po’ lo si deve amare il fumetto – letteratura del tutto particolare, ma letteratura a tutti gli effetti, è pacifico – per amare il libro mattoide sul quale stiamo per salire. L’ha scritto Douglas Wolk che insegna Storia del fumetto all’Università di Portland, scrive per una quantità impressionante di giornali e riviste (l’elenco ruberebbe spazio) e ha vinto due volte il premio Eisner (il Nobel dei fumetti) per il miglior saggio. Nel 2022 il riconoscimento l’ha catturato appunto per “Eroi, mutanti, mostri & meraviglie” (UTET, 416 pagine, 29 euro). Un libro? Di più, assicurano negli States: si tratta di un’impresa “brillante, eccentrica, commovente e davvero meravigliosa”. Ovvero distillare tutta l’universo Marvel, i Supereroi dei fumetti, in un unico libro. Per citare Claude Lévi-Strauss: “scoprirete che la Marvel non è solo degna di interesse, ma forse persino essenziale per capire i nostri tempi”.
Già. Iron Man, Captain America, Thor, Wolverine, e persino Deadpool, Shang-Chi, i Guardiani della Galassia… L’immaginario Marvel ha conquistato il mondo, ma nessuno lo avrebbe immaginato nel 1962, quando Stan Lee e gli altri ebbero l’idea di creare “supereroi con superproblemi” in cui i ragazzi potessero identificarsi. Commedia, fantasy, romance, epica, fantascienza, gotico, avventura: tutta la cultura alta e bassa è stata ogni settimana messa dagli autori Marvel in un grande frullatore, riciclando e innovando senza freni. L’universo Marvel ha continuato a espandersi tra fumetti, film, cartoni, videogiochi: una lunga storia ininterrotta, amata da milioni di persone. Ebbene, Douglas Wolk, studioso e appassionato, ha preso di petto la missione impossibile di leggere tutti i 27 mila fumetti Marvel (avete letto bene…) e restituirne l’essenza in un libro spassoso, viaggiando nel cuore di una coloratissima mitologia pop globale.
Lo confessiamo. A renderci compiutamente convinti della bontà dell’intrapresa è stata la lettura – in quella fogna a cielo aperto che sono spesso i social e dove, per fortuna, spuntano anche fiori profumati e pensieri non banali, non complottisti, non d’odio e rancore – di una delle quotidiane riflessioni, spesso in chiave libresca, che Harry Crum, nom de plume di un libraio romano che ha messo radici in Trentino e che fa molto altro, (compresa la direzione editoriale di Risguardi, la rivista nazionale dei librai per i librai) affida al social più popolare e meno snob, Facebook.
Ha dato il titolo L’infermiera del turno di notte ad un suo scritto, al solito rapido e ricco., dove parla di Eroi, mutanti, mostri & meraviglie. “Un curioso come me doveva comprendere cosa mai quel libro contenesse. L’autore è un pazzoide, un mattocchio totale, va detto. Si è messo lì di buon buzzo, lancia in resta, ed ha fatto ciò che si era proposto anni fa: un viaggio mai tentato prima al cuore dell'universo Marvel, la company che ci ha regalato Captain America, Thor, I Fantastici Quattro, Wolverine (e come dimenticare l’Uomo Ragno?) colonizzando il nostro immaginario. Si è letto dunque - ed ha annotato - tutti gli oltre 27.000 fumetti della Marvel che messi gli uni sugli altri fanno un palazzo di oltre venti piani, scoprendo che Stan Lee e sodali da quel 1962 in cui iniziarono non avrebbero mai immaginato che plotoni di adolescenti e adultescenti si sarebbero mai potuti identificare con dei supereroi con problemi. Credo sia avvenuto perché tutti in cuor nostro crediamo di esser speciali in qualcosa e ci rendiamo anche conto, a meno che non siamo di quelli che assaltano le giovani dottoresse nei turni di notte, di esser anche umani e difettosi, proprio come quei nostri eroi di carta. Wolk si è spinto ben oltre ed ha immaginato che l’infermiera del turno di notte sia il fondamento su cui poggia tutto l’universo Marvel: una tesi solo apparentemente bizzarra. Night Nurse nacque agli albori della Marvel perché Stan Lee cercava personaggi e storie che fossero attrattive per il pubblico femminile di cui riconosceva il potenziale e che non desiderava esser solo ancillare rispetto alle storie di Hulk o Silver Surfer. Più eroine per noi donne scandivano a Berkeley le studentesse ed avevano ragione. Solo che quella testata ebbe poca fortuna e fu sospesa dopo qualche numero. Quando Lee si trovò a ripensarla - e lo fece più volte fino a far diventare Night Nurse la donna che ripara e cura in una clinica iperspecializzata supereroi sempre più umani che conoscono il dolore e la malattia - salvò sempre quel cognome per la protagonista, Carter, accompagnato ora dal semplice nome Linda ora dal composito Linda Jane. L’epopea Marvel insomma conterrebbe un omaggio ad una donna cui Lee proprio non riusciva ad inviare messaggi e criptomessaggi attraverso le sue storie tanto ne era innamorato. Più fumetti per tutti”.
Doverosa postilla: Harry Crum fa riferimento – con citazione cinematografica dei film scollacciati anni Settanta - anche alla recente inchiesta giornalistica sulla vita a cui sono talvolta costrette infermiere e mediche nei turni di notte dei nostri ospedali e dei pronto soccorso dai loro colleghi e superiori. Pratiche odiose e ribalde: “che squallore questi maschi che hanno il cervello così piccolo”, conclude.
Quante storie racconta un libro, a chi sa scovarle.
Ricordo un Linus (già direzione Igort, dunque dopo il 2018) interamente dedicato a Stan Lee.